La guerra delle idee, di Ezio Poltroneri

 

Ormai sono 20 giorni che viviamo sui monti senza tornare a casa, senza vedere mogli, figli, madri, senza poter dormire in un letto caldo, stiamo vivendo come animali, cercando rifugi dove passare la notte.

Talvolta una baracca semi diroccata, altre volte solo un rifugio sotto uno scoglio, senza fuoco per non farci vedere. Le notti talvolta sono infinite ed altre sono brevissime, le giornate stancanti lungo le mulattiere, sui sentieri di montagna e nei boschi con zaini con il minimo indispensabile ma carichi di armi e munizioni da usare contro altri italiani….si proprio così, contro altri italiani che non la pensano come noi, che, pur essendo figli della stessa terra che in qualche caso hanno le stesse madri e gli stessi padri di qualcuno di noi sono lontani da noi per idee e convinzioni.

Qualche giorno fa abbiamo incontrato tre militari, giovani come noi e uno dei tre era Mario, il fratello di Piero, lo abbiamo scoperto dopo. Piero è il più anziano, il capo della piccola squadra della quale faccio parte.

Era una bella giornata dopo un paio di giorni di pioggia, i colori dell’autunno ci circondavano ed il fruscio delle foglie sotto i piedi potevano far rivelare la nostra presenza proprio come era accaduto a loro che erano però sottovento, fatto che ne aveva fatto rivelare la loro presenza da lontano senza che potessero accorgersene.

“Appostatevi”, aveva sussurrato Piero, “sparate solo a colpo sicuro e trovatevi un riparo, uno scoglio o un tronco, ma non sprecate proiettili, ne abbiamo più pochi!”.

Ci eravamo appostati facendo meno rumore possibile, seguendo da lontano quei tre militari che percorrevano quel sentiero, forse andavano a Omegna o sul lago Maggiore dove c’erano i loro comandi.

Avevo trovato un riparo dietro una roccia da dove sotto di me vedevo il lago d’Orta, l’isola di San Giulio, la pace dell’acqua calma nella quale si rifletteva l’azzurro del cielo e i colori dell’autunno, degli alberi ancora verdi frammisti al giallo, al rosso e a tutte le tonalità che caratterizzano questa stagione.

Stavamo tornando verso casa, eravamo quasi arrivati, mancavano solo una quarantina di minuti per arrivare a Orta dove avremmo potuto riabbracciare i nostri figli, le nostre madri e le nostre mogli.

Forse proprio quello che avevano fatto quei tre militari lasciando le loro case dicendo “ci vediamo tra qualche giorno dopo che avremo consegnato dei documenti al comando”.

Piero era il primo, il più bene appostato, ma non poteva immaginare che tra quegli uomini, tra quei nemici, ci fosse anche suo fratello Mario che si era arruolato dopo che noi eravamo andati via da casa venti giorni fa.

Diversi erano stati gli scontri a fuoco sui monti nei giorni scorsi ma mai Piero aveva pensato che quelli ai quali stavamo sparando erano uomini come noi, con gli stessi affetti e sentimenti. In quei momenti erano nemici con una divisa diversa dalla nostra e basta, ma quella mattina non fu così.

Forse perché stavamo tornando a casa, sporchi, affamati e stanchi, le cose andarono diversamente.

Piero si sporse dal suo riparo imbracciando il fucile e mirando, praticamente senza possibilità di errore, al primo del terzetto che ignaro procedeva verso di noi, ma non sparò.

“Dai Piero, spara, spara!”, ma Lui non voleva più vedere un uomo morire, era stanco di guerre, di divisioni, voleva solo tornare a casa, abbracciare sua moglie e i figli, che erano li a 40 minuti di strada. In quella sua casa sul lago da dove vedeva dalla finestra quell’isola che spuntava da li dove eravamo, aveva voglia di quella pace che quel lago, che quella vista ispiravano.

 

Ma in quel momento di pausa, di pensieri, in quel momento di esitazione quel soldato alza gli occhi, lo vede, ha paura, imbraccia la sua arma e spara!

Piero cade.

Quel soldato era Mario, suo fratello non un nemico, un uomo che indossava una divisa diversa.

Mario lo riconosce ma è troppo tardi, corre verso di lui urlando il suo nome, noi restiamo impietriti così come loro in una bella giornata di autunno, con gli alberi colorati di verde, di giallo, di rosso che ci circondavano, il cielo azzurro che si specchia sulle acque calme del lago, e laggiù l’isola di San Giulio, quella che Piero vedeva dalla finestra di casa sua, quell’ambiente silenzioso a parte il fruscio delle foglie che ispirava pace!

 

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La "Fabbrica della Ruota" è aperta al pubblico tutte le domeniche estive nell'ambito della Rete Ecomuseale Biellese, con orario 14:30 - 18:30.

Per il resto dell'anno è aperta tutti i giorni su prenotazione per gruppi.

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